Aislinn Marlene McMahon
1 luglio 1885 – Edimburgo 25 dicembre 1985
"Avrebbe desiderato che sua madre fosse viva per vedere quello spettacolo.
Per vedere lei in mezzo a tanta gioia. Per vedere che in fondo il piacere
e la bellezza non erano inarrivabili. Neppure per quelle come loro."
-1.30 circa.-
Tre anni, come passa il tempo.
A volte mi sembra solo ieri che tutto è successo, che la mia vita ad Edimburgo è finita, e con lei la vita del nonno. E invece…
Mi ricordo tutto di quel giorno, di quella mattina, di quegli ultimi minuti con lui.
Ero in ritardo, ho mangiato in piedi, e quando mi sono sporta per salutarlo con un bacio sulla guancia, lui mi ha trattenuto per un braccio per guardarmi in faccia per un lungo momento.
Come se sapesse cosa stava per accadere.
Che quella era l’ultima volta che ci vedevamo.
La nonna, disse, che fra me e lui era stato amore a prima vista.
Piangevo nella culla, papà era completamente fuori per la morte della mamma, non voleva guardarmi figuriamoci stringermi a sè. Piangeva, e io, ad ogni suo singhiozzo, piangevo più forte. Poi, il nonno si è sporto verso di me, ci siamo guardati, e ho smesso di piangere.
Probabilmente sapevo che ci sarebbe stato lui, con me, per tutta la vita.
Non papà, non la nonna. Lui.
Papà, è morto a trent’anni.
Ha rimesso la vita in una tabaccheria di Edimburgo in cui mi sono sempre rifiutata di entrare. Senza colpa alcuna è stato ammazzato come un cane. Abbattuto come un colpo in testa.
Negli incubi, ho viso il nonno lanciarsi verso la porta della tabaccheria a quello sparo, venire spinto a terra e avvicinarsi a gattoni.
Le sue grida sono rimaste nella mia testa per tutto questo tempo, e la necrosi le ha fatto venire fuori, riproponendomele in HD.
La nonna è morta di SLA quando avevo quindici anni.
Ricordo che negli ultimi tempi, prima di venire intubata, farfugliava.
Il nonno le preparava il sacchetto , perché faceva troppa fatica a deglutire e le mormorava a bassa voce osservandolo. Lui le faceva il bagno, le pettinava i capelli, la vestiva di rosa e di giallo, i suoi colori preferiti, guardandola per tutto il tempo come se fosse stata ancora la ragazzina con le trecce di cui si era innamorato e lei rispondeva a mormorii che non riuscivo a capire.
Una sera, però, mi sforzai.
Il nonno, per l’ennesima volta, stava leggendo per lei un passo del libro preferito : Il piccolo principe. La nonna aveva il viso voltato verso di lui e si lamentava, o almeno così credevo, a bassa voce. Mi sono alzata dal piano e mi sono accucciata sul pavimento accanto alla sua sedia a rotelle.
“Amore. Amore. Amore. Amore.”
Finalmente, ecco cosa diceva. Che cosa riusciva ancora a dire.
Benchè ormai sepolta nel suo corpo, riusciva ancora a dire a su...
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