Marlene, quando lo sente andare in apnea perde un minimo di controllo, trasale letteralmente e cerca di farlo sollevare ancora un po’ per fargli riprendere un ritmo respiratorio decente. Gli massaggia anche il centro delle spalle, con la mano intanto nemmeno sapesse che siamo quasi alla fine, strofina il viso contro il suo:
«Mi hai avuto e mi avrai…» promette cocciuta scandendo bene le parole, quasi temesse che Mervin possa perdersele:
«Sempre.» dovesse aspettarlo per tutti i trecento anni che le restano da vivere:
«Non ti lascerò andare via così, hai capito?» Lo stringe con più forza a sé
«Dovessi impiegare tutta la vita per trovare la cura. Tu aspettami okay?»Si guarda attorno disperata, intanto che il fiato inizia a mancare anche a lei:
«Per la fine dell’estate, saremo qui a guardarle l’ultimo spettacolo. Abbiamo visto il primo e vedremo l’ultimo.» gli solleva il viso con una mano:
«Andrà così.» Deve crederlo, deve farlo se non vuole impazzire del tutto. Se non vuole smettere di lottare, e aspettare che il Guardiano se li mangi tutti stesa in un angolo:
«Mi hai ridato la vita, quella sera al pub. Avevo smesso di credere di poter essere felice, quando ti ho incontrato, e questo non è un addio hai capito?» gli parla a bassa voce, ma scandisce bene le parole, come se volesse piantargliele nella testa una per una. Sa verso cosa sta andando incontro, e sta cercando di dargli l’ultimo conforto prima che il destino glie lo strappi dalle braccia:
«Andrò a dormire con te, e mi sveglierò con te. Ti terrò nel cuore e nei pensieri fino a che non potrò abbracciarti di nuovo. Io ti aspetto, hai capito? Ti aspetto.»Mervin ha lottato per guadagnare qualche istante, mantiene lo sguardo su Marlene e si sforza di sorridere:
«Lo stesso per me.» le assicura con un filo di voce:
«Tornerò da te, lo prometto e non ti lascerò mai più. Ti amo.» si aggrappa a quanto ne resta della sua forza, un soffio persino più lieve di quelle ultime parole:
«Fidati di me, io ritornerò.» la frase si smorza, stavolta, l'apnea non si interrompe: non è colto da spasmi, semplicemente si abbandona completamente alla spossatezza accumulata nei giorni passati. Gli occhi blu restano sul viso di Marlene, le dita indugiano sulla pelle sino a quando il braccio non ricade lentamente in grembo, socchiude le labbra e rimane immobile. La sua aura si è esaurita, come se la cera avesse soffocato la fiamma e ciò che resta di lui è un corpo rilassato come di persona addormentata, ma senza luce sul volto, senza calore, senza vita apparente.
E alla fine succede… con quell’ultima carezza la speranza si spegne e la sua paura più grande, il suo incubo, la morte di...
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