1. Mi manca il pianoforte.

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    Noel Archer
    Papà
    Ricordi
    By Lene85 il 2 June 2013
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    Ho trovato questa foto fra le cose del nonno.
    Il mio primo incontro con un pianoforte.

    28 settembre 1986. Edimburgo
    Quelle che si intravedono sullo sfondo credo che siano le dita di papà.

    Last Post by Lene85 il 2 June 2013
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  2. 10 febbraio 2013
    Un sogno che si avvera.

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    Mervin non è preparato a livello emotivo, infatti, l'aura è leggermente sollevata e instabile come se fosse scossa dalle sensazioni esterne; i primi sguardi sono tutti per i parenti stretti come il padre terreno, gli zii, i cugini, le zie e le cugine, per i fratelli e sorelle celesti e per gli amici poi si guarda con aria profondamente interessata la punta delle lucide scarpe nere; siccome il matrimonio non è da reali d'Inghilterra ha preferito indossare un completo maschile di sartoria composto da pantaloni stretti in vita da una cintura dalla fibbia metallica, giacca abbinata con doppio bottone sopra una camicia di cotone con al colletto annodata una cravatta di seta nera e i polsini chiusi da gemelli d'argento, il fermacravatta è appena visibile, all'occhiello della giacca ha appuntato una piccola rosa bianca, non un gioiello addosso, il viso è fresco di rasatura professionale (non quella fatta sotto la doccia), capelli castani ben pettinati e un lieve profumo, come l'aura di una Feyrheel per capirci, però decisamente più maschile, segno che ha fatto il bagno dentro il dopobarba. I suoi sorrisi sono più incerti, qualche bontempone gli ricorda che fa ancora in tempo a scappare, altri che la festa è finita, che oramai il banco ha chiuso. Lui abbozza, teso ma felice.
    Ansia. Panico. Ansia. L’abbiamo detto panico? Marlene dovrebbe essere al braccio di ARCHIBALD, intenta a stritolarglielo con la sua manina dolce mentre respira a scatti come una partoriente e si guarda il vestito, quasi avesse paura di esserselo scordato ad indossare . -Lo so. Lo so. Faccio qualche cazzata e mi molla sull’altare. Lo so.-sussurra al Capofamiglia fra un sospiro e un altro guardandolo con lo stesso grado di terrore che non ha avuto davanti al Guardiano... Ecco facciamoci due conti come sta messa.-Ti prego non farmi cadere, se vedi che cado, fingi di avere un infarto e cadi prima di me. Fallo e ti amerò a vita.- Il suo abito è molto semplice se vogliamo, uno dei più classici esempi di abito da Principessa, quello che tutte le bambine sognano nel loro futuro. Bustino aderente senza spalline impreziosito da piccole perline e nodi d’amore in stoffa, e da una fascia, attorno alla vita, a cui è legato verso destro un trio di roselline in pizzo e dietro stretta in un fiocco. La gonna è ampia allungata dietro in uno strascico di un metro. Due strati di tulle sul fondo impreziosito da un pizzo ricamato da sante zampine bijus di zia Sinead. Il trucco è sobrio, adatto alla sua personalità, ovvero poco incline al belletto, e sui toni del suo incarnato, giusto quindi per tapparle quel brufoletto da ansia che l’è spuntato stamattina e che l’ha fatta urlare per mezz’ora facendo piombare in bagno otto herentas idrofobi per essere stati svegliati da una specie di sirena antiaerea e matita nera attor...

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    Last Post by Lene85 il 17 Feb. 2013
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  3. Riflessioni sotto l'albero.

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    Famiglia.
    Noel Archer
    By Lene85 il 25 Dec. 2012
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    Aislinn Marlene McMahon
    1 luglio 1885 – Edimburgo 25 dicembre 1985

    "Avrebbe desiderato che sua madre fosse viva per vedere quello spettacolo.
    Per vedere lei in mezzo a tanta gioia. Per vedere che in fondo il piacere
    e la bellezza non erano inarrivabili. Neppure per quelle come loro."



    -1.30 circa.-

    Tre anni, come passa il tempo.
    A volte mi sembra solo ieri che tutto è successo, che la mia vita ad Edimburgo è finita, e con lei la vita del nonno. E invece…
    Mi ricordo tutto di quel giorno, di quella mattina, di quegli ultimi minuti con lui.
    Ero in ritardo, ho mangiato in piedi, e quando mi sono sporta per salutarlo con un bacio sulla guancia, lui mi ha trattenuto per un braccio per guardarmi in faccia per un lungo momento.
    Come se sapesse cosa stava per accadere.
    Che quella era l’ultima volta che ci vedevamo.
    La nonna, disse, che fra me e lui era stato amore a prima vista.
    Piangevo nella culla, papà era completamente fuori per la morte della mamma, non voleva guardarmi figuriamoci stringermi a sè. Piangeva, e io, ad ogni suo singhiozzo, piangevo più forte. Poi, il nonno si è sporto verso di me, ci siamo guardati, e ho smesso di piangere.
    Probabilmente sapevo che ci sarebbe stato lui, con me, per tutta la vita.
    Non papà, non la nonna. Lui.
    Papà, è morto a trent’anni.
    Ha rimesso la vita in una tabaccheria di Edimburgo in cui mi sono sempre rifiutata di entrare. Senza colpa alcuna è stato ammazzato come un cane. Abbattuto come un colpo in testa.
    Negli incubi, ho viso il nonno lanciarsi verso la porta della tabaccheria a quello sparo, venire spinto a terra e avvicinarsi a gattoni.
    Le sue grida sono rimaste nella mia testa per tutto questo tempo, e la necrosi le ha fatto venire fuori, riproponendomele in HD.
    La nonna è morta di SLA quando avevo quindici anni.
    Ricordo che negli ultimi tempi, prima di venire intubata, farfugliava.
    Il nonno le preparava il sacchetto , perché faceva troppa fatica a deglutire e le mormorava a bassa voce osservandolo. Lui le faceva il bagno, le pettinava i capelli, la vestiva di rosa e di giallo, i suoi colori preferiti, guardandola per tutto il tempo come se fosse stata ancora la ragazzina con le trecce di cui si era innamorato e lei rispondeva a mormorii che non riuscivo a capire.
    Una sera, però, mi sforzai.
    Il nonno, per l’ennesima volta, stava leggendo per lei un passo del libro preferito : Il piccolo principe. La nonna aveva il viso voltato verso di lui e si lamentava, o almeno così credevo, a bassa voce. Mi sono alzata dal piano e mi sono accucciata sul pavimento accanto alla sua sedia a rotelle.
    “Amore. Amore. Amore. Amore.”
    Finalmente, ecco cosa diceva. Che cosa riusciva ancora a dire.
    Benchè ormai sepolta nel suo corpo, riusciva ancora a dire a su...

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    Last Post by Lene85 il 25 Dec. 2012
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  4. Già tre anni...

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    Noel Archer
    By Lene85 il 24 Dec. 2012
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    Glasgow 17 giugno 1929 – Edimburgo 24 dicembre 2009

    Last Post by Lene85 il 24 Dec. 2012
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  5. Neve

    Ieri mattina, mentre osservavo la luce del sole filtrare dalle imposte, mi sono chiesta se vivrò abbastanza a lungo per vedere la prima neve di Edimburgo. E’ stato il pensiero di un momento, che se ne scivolato oltre la barriera di ottimismo che mi sono costretta ad alzare per non perdere la testa.
    Mi ero appena svegliata da un incubo orrendo, una gragnola di immagini il cui protagonista era il nonno. L’ho visto seduto alla scrivania del suo studio, illuminato dal fascio di luce giallognolo della lampada accanto a lui. Ho sentito la penna grattare sul foglio e nelle narici quel buon odore di menta.
    Mi sono avvicinata, la mano destra sollevata per toccargli la spalla. Volevo che si girasse, che mi guardasse, che mi sorridesse. Che mi chiedesse com’era andata la giornata e se mi andava di ascoltare quello che aveva scritto. Volevo sedermi ai suoi piedi, come facevo da bambina, volevo ascoltarlo leggere e lasciarmi i problemi alle spalle.
    E invece, quando si è voltato, ho viso solo una maschera di morte.
    Ho visto il viso livido e gonfio del pupazzo che ho trovato morto sul pavimento della cucina, le labbra aperte e gli occhi già vitrei. Ho gridato tanto, fino a sentire male alla testa, ma è stato stavolta un grido interno. Ho urlato nel sogno, non nella realtà.
    Lo so perché quando ho aperto gli occhi, Mervin dormiva ancora.
    Ho osservato la luce cambiare nella stanza e ho pensato alla neve.
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    Quando sono nata nevicava.
    Il nonno mi disse che , la mattina prima della mia nascita, la mamma fece un pupazzo di neve davanti casa. Mi raccontò di averla guardata divertito per tutta la mattina, da dietro la finestra, chiedendosi come fosse possibile che una donna adulta potesse divertirsi tanto con un gioco da bambini.
    Papà Bijus, com’è possibile sentire la mancanza di qualcuno che non si è mai conosciuto?
    Ora, che sto per sposarmi, mi rendo conto di quale buco ci sia nella mia vita.
    Mi sono fermata davanti ad un negozio per abiti da spose, l’altro giorno, ho guardato prima i vestiti esposti e poi le ragazze dentro. Tutte accompagnate dalle madri. Le ho viste parlare, sorridere, indicare gli abiti.
    Ho visto mamme commuoversi, davanti alle figlie che facevano passerella e ho pensato: A me non accadrà.
    Mia madre non mi accompagnerà a scegliere l’abito.
    Mio padre non eviterà che incespichi ad un soffio dall’altare.
    Ho zia Ellione e zio Tobias.
    So che loro farebbero le veci di mamma e papà se glie lo chiedessi, ma non è la stessa cosa.
    Sono cattiva a pensarlo forse, ma so che è così. Non sono veramente figlia loro.
    Tempo fa , avevo pensato di chiedere ad Archibald di farlo.Di pigliarsi l’onere di impedire che, durante l’attraversamento della navata, non finissi per terra per via delle ginocchia molli, ma ho cambiato idea.
    I rapporti, non sono migli...

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    Last Post by Lene85 il 5 Oct. 2012
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  6. La strada giusta?

    Ho trascorso due serate divertenti, alla faccia della maledizione che ho addosso . L’altra sera al Tempio di Yasukuni, a fare il gatto fra i cani assieme a Danica, Seren e Connor, e ieri sera, assieme sempre a Dany e a Charlie. E’ stato divertente al Tempio, mi sentivo parte di loro, stranamente più di quanto mi senta parte della Famiglia. Non ho pensato nemmeno per un secondo che c’era qualcosa di strano, che quella familiarità dovrei sentirla per i miei fratelli e non per i figli di Leetzar.
    E’ stato così e basta, ho riso , mi sono intenerita , ho gioito, senza pensare alle differenze, ma solo all’affetto che mi lega ad ognuno di loro. A Danica, che ormai sento come la sorella piccola che mi è mancata da bambina, a Seren, che trovo semplicemente deliziosa, e Connor. Si anche lui. Da umano pare uno di quei cagnoni dall’aspetto burbero che però, infondo, non farebbero mai male nemmeno ad una mosca. Figuriamoci com’è nella sua forma animale. Mi piacerebbe davvero vederlo.

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    Magari è per questo, anzi è sicuramente per questo, che ho lasciato dei brownies ad Archibald l’altro giorno. Un ponte gettato, non verso la nostra amicizia o l’affetto che ci legava, ma verso il mio desiderio di non sentirmi più un estranea al Neko.
    Me ne sono accorta il giorno della sua resurrezione, quando ho guardato i cuccioli giocare. Mi piaceva vederli felici, ma non riuscivo a trovare la spinta giusta ad unirmi al divertimento. E l’ho detestato davvero.
    Spero che tutto possa tornare, non come prima perché ormai non lo credo possibile, ma almeno ad una normalità accettabile che non mi faccia sentire come un pesce fuor d’acqua.

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    Ieri sera ho rivisto Charlie. E’ stato come fare un tuffo nel passato.
    Abbracciarlo, annusarlo , sentire quell’odore familiare riempirmi i polmoni.
    E’ stato come tornare indietro nel tempo quando lo credevo capace di risolvere tutti i miei problemi solo con la presenza. Quando lui era il mio fratellone, e basta, aveva sempre ragione.
    Ho avuto la sensazione che facesse il filo a Danica. E’ un tipo abbastanza timido e burbero per quanto riguarda i sentimenti, ma pareva abbastanza preso dalla nuova conoscenza. Chissà, sarebbe bello se facessero amicizia.
    Charlie è una di quelle persone con il raro dono di farti ridere in qualsiasi situazione tu ti trovi, e Bijus sa solo quanto Danica abbia bisogno di qualcuno del genere accanto, anche sé credo che il ritorno di Connor le abbia dato una bella sferzata di energia per questo verso.

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    Ho saputo da Mervin che Connor si è lasciato con Suomi.Mi a...

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    Last Post by Lene85 il 9 Sep. 2012
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  7. Charlie.

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    Uno dei primi ricordi che ho di Charlie è un piccolo frammento di vita quotidiana. Straordinariamente nitido, se pensiamo a quanti anni fa risale. Charlie ha più o meno sette anni o otto anni ed è seduto con me e le mie bambole attorno al tavolino basso e oscenamente rosa che c’era nella stanza dei giochi, quello che usavo per far prendere il tea alle mie amiche di plastica. Ha l’aria annoiata, ma per farmi piacere, sorseggia il tea immaginario con un aria comicamente convinta.
    A quell’epoca ancora non sapevo la sua storia. Non sapevo che quella donna dall’aria altera, quasi arcigna, che ogni primo giugno lo scaricava a casa nostra e il trentuno agosto veniva a riprenderselo, non era la sua balia, ma sua madre, e che era nato da uno squallido tentativo di incastrare mio padre in un matrimonio riparatore.
    Sapevo che era mio fratello. Che il nonno lo amava quanto amava me, e che era bello stare con lui… Mi piaceva quando sorrideva, da piccolo era cicciottello, e aveva le fossette quando stirava le labbra. Proprio come le ho io.
    Crescendo seppi dal nonno che Sarah, la madre di Charlie, era una stronza della peggior specie. Un arrampicatrice sociale che per farsi un nome nel mondo della musica non aveva esitato ad infilarsi nel letto di mio padre una sera che era ubriaco. Una sola volta e aveva avuto fortuna. Era rimasta incinta e certificato alla mano aveva preteso il matrimonio. <<o faccio scoppiare uno scandalo.>> Era stata la minaccia..
    Mio padre però, non ne aveva voluto saperne.
    Da qualche settimana aveva iniziato a frequentare mia madre, non aveva intenzione di infilare la testa nel cappio che Sarah gli aveva preparato. Le disse che avrebbe riconosciuto il bambino, ma che il matrimonio poteva ficcarselo nel culo.
    Ci vollero tre anni di battaglie legali interminabili, aiutato dall’influenza di mio nonno e di suo fratello maggiore, all’epoca Sindaco della città di Glasgow, perché mio padre potesse prendere in braccio il suo primogenito.
    Da Charlie, in seguito seppi che lui di papà aveva solo qualche ricordo. Che era molto alto, che per i suoi occhi di bambino sembrava sfiorare con la testa il lampadario. Che parlava a voce bassa, come il nonno, e che come il nonno sorrideva spesso. Anche se aveva gli occhi sempre tristi e che non l’ha mai sentito ridere.
    O per lo meno, lui non se lo ricorda.
    Non posso credere che sia a Tokyo.
    Ci siamo lasciati gridandoci addosso mesi fa, davanti alla tomba del nonno ce ne siamo dette di tutti i colori, non riesco a capacitarmi che sia venuto qui. A riallacciare i rapporti. Avevo dimenticato che , nella vita, accadono anche le cose belle.


    Edited by Lene85 - 15/8/2012, 17:11
    Last Post by Lene85 il 15 Aug. 2012
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  8. Sedicesima Pagina.

    Molti anni fa , tornando a casa da scuola, trovai il nonno che guardava la televisione.
    Fatto strano perché lui non la guardava mai, aborriva la tv, la considerava poco educativa, ma quel pomeriggio era seduto in poltrona e stava armeggiando con il videoregistratore.
    Mi tolsi i mocassini, allentai il cravattino dell’uniforme scolastica, e mi sedetti sul pavimento accanto a lui, vicino ai suoi piedi. Era un film italiano con sottotitoli in inglese, si intitolava “I figli... so' pezzi 'e core.” Ed era interpretato da un certo Mario Merola, un attore italiano.
    Era la storia commuovente di un portuale napoletano che vive felice con la moglie in un popoloso quartiere di Napoli.
    Un giorno la donna scopre di aspettare un bambino, la felicità non dura molto, perché a causa delle condizioni precarie in cui la coppia vive il bambino muore durante il parto. Allora Tommaso (Merola) decide di adottare un neonato, e di spacciarlo alla moglie come figlio loro.
    Vivono assieme per poco, perché la donna muore e Tommaso deve arrabattarsi per crescere il bambino da solo.
    Fino all’arrivo del padre naturale del bambino, un uomo abbiente, che se lo riprende lasciandolo solo.
    Ricordo che piansi a calde lacrime per tutto il film, con nonno, e una volta finito chiesi a nonno come mai avesse acquistato quella videocassetta. Mi ricordo che rise forte intanto che si chinava a prendere la VHS dal vano di recupero del videoregistratore –Non hai vissuto veramente se non hai mai visto almeno un film del Re della Sceneggiata Napoletana-
    Nemmeno farlo a posta, qualche giorno dopo in Accademia, il professore si presentò con un cd di canzoni napoletane, dicendo che il nostro viaggio fra la musica italiana non poteva essere completo senza aver ascoltato un cd di Mario Merola.
    Ci spiegò che la sceneggiata è un genere di rappresentazione popolare, che alterna il canto con la recitazione e il melologo drammatico, nato e sviluppatosi a Napoli particolarmente tra gli anni '20 e gli anni '40 del novecento.
    Bellissime canzoni, bellissime voci… E per questa ragione non so perché ieri sera, guardando Archibald fare il pazzo a quel modo, mi è venuto in mente proprio Mario Merola… Il re delle sceneggiate.
    Ieri sera sono transitata al Neko, in sala Relax per la precisione, visto che avevamo riunione e l’ho trovato , pistola alla mano, che cercava di fare fuori la Pina il gallo/gallina/qualsiasi sesso abbia, del Neko.
    Avrei voluto strozzarlo.
    Ho preso in braccio la gallina (la chiamo al femminile per comodità), che poverina ha cercato scampo ficcandosi fra i miei piedi e boh, ho tirato fuori il peggio del mio repertorio di sarcasmo e mi sono pure sentita mandare a Fanculo.
    ...

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    Last Post by Lene85 il 13 July 2012
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  9. Undicesima pagina.


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    Passano i giorni e il senso di abbandono che provo si acuisce sempre di più.
    Non sono mai stata una che si piange addosso, però mi sento sola, e non posso fare a meno di pensare che vorrei tornare a prima.
    Non faccio altro che sognare il nonno, poi Alexander.
    Rivedo la mia vita con loro, l’idea di famiglia che riuscivano a darmi, e vorrei tornarci, almeno per un po’.
    Vorrei svegliarmi la mattina senza questo senso di pesantezza che mi vorrebbe inchiodata sul divano ventiquattro ore su ventiquattro. Girare per casa e trovare qualcuno davanti.
    Odio star sola, e il Neko sembra essersi svuotato.
    Ho visto Sho giorni fa, dopo il mio rapporto ad Archi sull’incontro con Daniel, poi più nulla. Shuyin, nemmeno ho più visto. … E Anita? E non tocchiamo il tasto Demetrios che è meglio. Mi sento in colpa come un ladro in chiesa, perché avrei dovuto prenderlo a forza e portarlo a casa anche contro la sua volontà.
    C’è andato veramente Archi a prenderlo? Non so.
    Non mi ha detto nulla.
    In realtà non l’ho più sentito.

    Dovrei tirare avanti , l’ho promesso, ma le forza mi stanno abbandonando.
    Mi sono pesata stamattina e peso quarantacinque chilogrammi. Non sono mai stata grassa, o paffuta, ma è così è troppo poco, sto sparendo.
    Sono diventata la gatta domestica di Deanna, la figlia di Isabella e Lorien. Mi sono fatta trovare appollaiata alla finestra della sua cameretta e la bambina mi ha subito adottata. Mi ha chiamata “Principessa” e mi ha messo un bel nastrino rosso attorno al collo.
    Avevo promesso ad Isabella che avrei dato uno sguardo alla sua famiglia, e questo è il modo migliore che ho trovato. Speriamo che suo marito non mi lanci fuori dalla finestra nottetempo. Anche perché, gli piacciono i gatti, è solo geloso guercio .

    Stasera andrò all’Alexandria… Se le forze mi reggeranno, scriverò ancora…


    Last Post by Lene85 il 21 June 2012
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  10. La Voce del Violino.

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    Noel Archer
    Sogni
    By Lene85 il 20 June 2012
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    Ieri notte ho ricordato dormendo.
    Ero a casa mia, ad Edimburgo, seduta al tavolino della colazione. Il nonno era di fronte a me, sorrideva ascoltandomi parlare. Ho assistito alla scena da spettatrice, accucciata in un angolo della stanza. Mi sono rivista bambina con l’uniforme scolastica, cianciare di quanto fossero scomodi i mocassini, e il nonno annuire ad ogni mia parola.
    Ho studiato i sui capelli, il modo in cui la luce del mattino li rendeva ancora più bianchi, il pizzetto curato, e le pagliuzze color miele che c’erano nei suoi occhi.
    Ho riconosciuto ogni ruga d’espressione e l’azzurro delle vene sotto la pelle sottile delle mani.
    Non pensavo che nella mia testa ci fosse un ricordo tanto nitido del nonno, in ogni suo particolare. Anche adesso, se chiudo gli occhi, non riesco a rievocarlo così precisamente come ieri notte. La postura, dritta come un fuso, nonostante l’età e l’agilità delle dita, che con l’andare del tempo, non era sparita.
    La musica è una madre gelosa , non permette ai suoi figli di lasciarla andare.
    Il nonno lo diceva sempre.
    Avrei voluto dormire per sempre. Rimanere lì ad osservare quei frammenti di vita familiare e non svegliarmi più, ma la sveglia ha suonato e io mi sono ritrovata sola sul mio divano a fare a cazzotti con la realtà.
    La mia famiglia, non esiste più.


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    Last Post by Lene85 il 20 June 2012
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“ Voglio essere un bastardo ”
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