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Ho trovato questa foto fra le cose del nonno.
Il mio primo incontro con un pianoforte.
28 settembre 1986. Edimburgo
Quelle che si intravedono sullo sfondo credo che siano le dita di papà.
Aislinn Marlene McMahon
1 luglio 1885 – Edimburgo 25 dicembre 1985
"Avrebbe desiderato che sua madre fosse viva per vedere quello spettacolo.
Per vedere lei in mezzo a tanta gioia. Per vedere che in fondo il piacere
e la bellezza non erano inarrivabili. Neppure per quelle come loro."
Glasgow 17 giugno 1929 – Edimburgo 24 dicembre 2009
Passano i giorni e il senso di abbandono che provo si acuisce sempre di più.
Non sono mai stata una che si piange addosso, però mi sento sola, e non posso fare a meno di pensare che vorrei tornare a prima.
Non faccio altro che sognare il nonno, poi Alexander.
Rivedo la mia vita con loro, l’idea di famiglia che riuscivano a darmi, e vorrei tornarci, almeno per un po’.
Vorrei svegliarmi la mattina senza questo senso di pesantezza che mi vorrebbe inchiodata sul divano ventiquattro ore su ventiquattro. Girare per casa e trovare qualcuno davanti.
Odio star sola, e il Neko sembra essersi svuotato.
Ho visto Sho giorni fa, dopo il mio rapporto ad Archi sull’incontro con Daniel, poi più nulla. Shuyin, nemmeno ho più visto. … E Anita? E non tocchiamo il tasto Demetrios che è meglio. Mi sento in colpa come un ladro in chiesa, perché avrei dovuto prenderlo a forza e portarlo a casa anche contro la sua volontà.
C’è andato veramente Archi a prenderlo? Non so.
Non mi ha detto nulla.
In realtà non l’ho più sentito.
Dovrei tirare avanti , l’ho promesso, ma le forza mi stanno abbandonando.
Mi sono pesata stamattina e peso quarantacinque chilogrammi. Non sono mai stata grassa, o paffuta, ma è così è troppo poco, sto sparendo.
Sono diventata la gatta domestica di Deanna, la figlia di Isabella e Lorien. Mi sono fatta trovare appollaiata alla finestra della sua cameretta e la bambina mi ha subito adottata. Mi ha chiamata “Principessa” e mi ha messo un bel nastrino rosso attorno al collo.
Avevo promesso ad Isabella che avrei dato uno sguardo alla sua famiglia, e questo è il modo migliore che ho trovato. Speriamo che suo marito non mi lanci fuori dalla finestra nottetempo. Anche perché, gli piacciono i gatti, è solo geloso guercio .
Stasera andrò all’Alexandria… Se le forze mi reggeranno, scriverò ancora…
Ieri notte ho ricordato dormendo.
Ero a casa mia, ad Edimburgo, seduta al tavolino della colazione. Il nonno era di fronte a me, sorrideva ascoltandomi parlare. Ho assistito alla scena da spettatrice, accucciata in un angolo della stanza. Mi sono rivista bambina con l’uniforme scolastica, cianciare di quanto fossero scomodi i mocassini, e il nonno annuire ad ogni mia parola.
Ho studiato i sui capelli, il modo in cui la luce del mattino li rendeva ancora più bianchi, il pizzetto curato, e le pagliuzze color miele che c’erano nei suoi occhi.
Ho riconosciuto ogni ruga d’espressione e l’azzurro delle vene sotto la pelle sottile delle mani.
Non pensavo che nella mia testa ci fosse un ricordo tanto nitido del nonno, in ogni suo particolare. Anche adesso, se chiudo gli occhi, non riesco a rievocarlo così precisamente come ieri notte. La postura, dritta come un fuso, nonostante l’età e l’agilità delle dita, che con l’andare del tempo, non era sparita.
La musica è una madre gelosa , non permette ai suoi figli di lasciarla andare.
Il nonno lo diceva sempre.
Avrei voluto dormire per sempre. Rimanere lì ad osservare quei frammenti di vita familiare e non svegliarmi più, ma la sveglia ha suonato e io mi sono ritrovata sola sul mio divano a fare a cazzotti con la realtà.
La mia famiglia, non esiste più.