1. I'm Back.

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    Azrael
    Mervin
    Rebecca
    By Lene85 il 26 Feb. 2014
     
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    Noel Archer. Succede qualcosa quando Mervin nomina l’unico genitore che Marlene abbia mai conosciuto. Un lampo di dolore attraversa lo sguardo della Pierrot mentre osserva il volto del Serafino . Si avvicina, Mervin ha toccato il tasto giusto, le difese dello spettro un po’ si abbassano mentre osserva i due. <lei ha l’ orecchio assoluto.> Noelle. Si fissa sul braccialetto che il Serafino si toglie dal polso, lo guarda e sembra riconoscerlo. Alza un dito verso di esso, lo sfiora, ma si ritira subito quando l’angelo se lo rinfila in tasca. Porta la mano al petto, quasi spaventata, ma subito torna a guardare il pennuto in viso. <tu…> mormora <…Ti chiami Mervin.> E alla fine che nome poteva ricordare per primo se non quello di suo marito? Si fa di nuovo indietro con la mano sul petto dove non batte nessun cuore. Sembra una specie di balletto il suo, ma ci sono due forze in gioco al momento dentro di lei. Una è la forza di attrazione dell’oblio che la sta chiamando l’altra i ricordi che i due pennuti le stanno facendo tornare alla mente e che la trattengono. <lui era...> mormora facendo eco alle parole di Mervin su perché Noelle si chiami come il suo bisnonno < …Lui era tutto per me. Era tutto.> Il primo vero dolore rischia di farla cedere. La figura dello spirito vibra come se fosse sul punto di venir portato via come fumo dal vento. Scrolla la testa , alza gli occhi su Rebecca. Si ricorda anche di lei, si vede, ma non pronuncia il suo nome. Si limita a fissarla con quegli occhioni che mano a mano si fanno sempre più umani. Sempre più di Marlene e meno da Pierrot mentre osserva la foto che allunga verso di lei < Mi ricordo.> bisbiglia. Strizza gli occhi, il dolore della memoria che torna è ormai insopportabile < Tuo figlio.> Sam < Jules. Lorien.> i nomi iniziano ad affiorare uno dopo l’altro < Rebecca.> la voce è quella di Marlene. In tutto e per tutto. Il tono, il timbro tutto quanto. <sono morta?> chiede ad entrambi chiudendo la mano premuta sul suo sterno mentre sposta gli occhi da uno all’altro < Sono morta?> ripete mentre la consapevolezza inizia a farsi strada e i ricordi a tornare uno dopo l’altro. <oddio.> bisbiglia mentre una lacrima le scende lungo la guancia portandosi via uno strato di cerone. Alza gli occhi su Mervin , guarda la mano che gli tende e lentamente allunga la sua. STRINGEREBBE le dita del Serafino con le sue sottili e fredde.
    <mervin Cooper.> conferma, ha lo sguardo un po' ansioso ma tenta di non darlo a vedere. <marlene, io ho promesso di riportarti a casa. Da Noelle, da Killian. Da me.> dice con un mezzo sorriso: <io ti amo, sei l'unica persona che io riesca ad amare così e non posso perderti, non posso lasciarti. Non posso credere che debba continuare a vivere senza di te.> spiega, trae un sospiro mentre raduna le forze: <la morte è come una porta.> cerca di stringerle la mano, gelida ma non estranea: <devi avere fiducia in me, devi avere fiducia nel nostro amore, nella tua forza e devi aver fiducia nel nostro futuro. Lascia che i ricordi emergano.> deglutisce, respira a fondo: <la morte è una porta, devi solo aprirla e vedere a cosa ti porterà. Io so che ti porterà dai Noelle, da Killian e da me. So che ti riporterà alla tua famiglia. Devi avere fiducia, Marlene, ora più che mai.> l'aura del Serafino si solleva, mostrandosi in tutta la sua potenza: <sei una guerriera, io ti conosco. Sei una persona meravigliosa, io l'ho visto. Non sei perduta, sei smarrita ma tu sai a chi puoi affidarti: all'Amore e l'Amore è Dio.> conclude. Umabel fa del suo meglio, però stiamo parlando di uno spirito dimezzato, fragile che non ha alcun appiglio con il sovrannaturale, che annaspa in una dimensione che sprofonda nel fiume delle anime e Bijus, non ha mosso un dito. Non c'è un gatto che accorre a soccorrerla, l'anima di Marlene sembra essere risucchiata dal vortice, quello che spetta ai morti che non appartengono al Padre, quelli che non hanno Paradiso o Inferno, che non hanno una divinità ad accoglierli al Castello delle Anime. Può mettercela tutta, Umabel ma neanche lui può contrastare il corso naturale della Vita. [Padre...] invoca in Enochiano, piano e con fatica. L'Altissimo dal suo glorioso scranno deve averne abbastanza della frignante Legione di Tokyo, che da qualche giorno non la pianta di invocarlo con sofferenza, dolore, rabbia per una creatura che sino alla settimana passata era del dio della Fauna, però essendo buono e giusto, essendo misericordioso e onnipotente, ispira un pensiero nelle sue Schiere di Angeli. Non sa quale Angelo raccoglierà il pensiero, lo renderà proprio ma un'entità spirituale si solleverà per poi accorrere verso quello che ne resta di Marlene, saldandosi alla sua anima, unendosi a lei come se dovessero nascere in quel preciso istante. Un Angelo che abbandona il Regno dei Cieli per compiere la sua Missione, che forse il Padre aveva previsto da tempo.
    Poco a poco Marlene sta tornando. Lo vede nei suoi occhi, nel lampo di dolore che li attraversa quando Mervin nomina Noel. Non è semplice per lei trattenersi, tenere le mani in tasca e non correre ad abbracciare l’amica. Lascia che il muro si sgretoli poco per volta e quando finalmente si accorge del crollo, ha gli occhi umidi e gonfi di lacrime. Annuisce quando sussurra il suo nome, quello di Mervin e di tutti gli altri. { Sì… } Sfiata con un sospiro vibrante, carico di lacrime. La mano della Cherubina resta tesa, ma la foto torna nella sua tasca. Sa che Lene è spaventata, lo sente sulla pelle. { Fidati… } Mormora, tirando su con il nasino. Non s’intromette nel discorso di Mervin, lasciando a lui il compito di riportarla tra loro. Lei prega, in silenzio, senza staccare gli occhi da Marlene e dalla sua paura. Non sappiamo se la donna prenderà la mano di Rebecca, ma di sicuro la sua aura si alza quel tanto che basta per avvolgere Lene con il suo amore, calore e tranquillità. Non è di disturbo a Mervin, solo di supporto. E’ lì per quello, supportare l’uomo che le ha aperto gli occhi e riportare a casa la sua migliore amica. Da umana, da Bijus o da Angelo. Non importa il come, importa che si riesca nell’impresa. { Ti voglio bene MogliA… } Mormora, perché qualcosa accade, lo percepisce anche lei. Socchiude gli occhi, attendendo con loro. In disparte o al fianco di Lene, come lei desidera, ma resterà finché l’opera del Padre non sarà compiuta e poi, senza disturbare il ritorno degli amanti, scomparirà in un frullare d’ali e nevischio. Domani avrà tutto il tempo di amoreggiare con la sua metà.
    Le parole di Mervin fanno scendere più di una lacrima a Marlene . <non voglio andare via.> mormora <non voglio.> Non vuole lasciarlo. Non vuole lasciarli. Stringe la sua mano, stringe anche quella di Rebecca dopo un momento e osserva i visi dei due pennuti. <aiutami.> bisbiglia e non si sta rivolgendo ai due pennuti che ha di fronte perché alza gli occhi verso l’alto. Si sta fidando, sta accettando qualsiasi cosa Dio abbia in riserbo per lei e fortunatamente non è nulla di spiacevole. Anzi. L’arrivo di Azrael corrisponde con il suo primo battito cardiaco. Il suo primo respiro è la fusione dell’essenza angelica con la sua anima. La mano che stringe quella di Mervin acquista un po’ di calore mentre il corpo del neo angelo prende consistenza. Casca in avanti , addosso al marito mentre l’aria che le scivola nei polmoni è accolta con la stessa smorfia di dolore che avrebbe nel bere acido. Si porta una mano alla gola mentre lentamente apre gli occhi sul viso del marito. E’ viva. E’ senza dubbio viva anche se un po’ malconcia, pallida da fare schifo con i polmoni rattrappiti, ma ce l’ha fatta. E’ tornata. Si guarda attorno stordita registrando la presenza di Rebecca che viene accolta con uno sguardo sconcertato. Non ci sta capendo un accidente povera creatura. Alza la testa di nuovo verso Mervin che ha la sensazione di percepire in maniera differente, ma rimanda le domande a dopo perché alzando entrambe le mani CERCA di tirargli giù la testa per stampargli un bacio a piena bocca.
    Mervin continua a stringerle la mano, non la lascia andare verso lo Stige ma la trattiene ed è una battaglia perduta sino a quando non si accorge che non sono soli, che qualcuno è arrivato in loro soccorso mandato dal Padre. Allarga le braccia per sorreggere Marlene, cerca di cingerla a sé con l'ombra di un sorriso sulle labbra. <sei tornata.> sussurra, non è incredulo e la sua aura sembra ristorarsi dopo giorni di tormento, ricambia il bacio della moglie mentre avverte le differenze con la Bijus. Sembra meno potente, quasi traballante, come fosse una Risvegliata, non ha mutato l'Elemento, eppure la sua essenza è un'altra, una che lui conosce, che ha incontrato in numerose esistenze, che ha visto accanto al trono dell'Altissimo. [Dovevi solo affidarti all'Amore e l'Amore è Dio, Marlene.] parla in Enochiano, comprenderà in maniera automatica pur rendendosi conto che non è inglese: [L'amore non ha abbandonato il tuo cuore e il Pastore ti ha guidato alla tua famiglia.] cerca di scostarla per fissarla negli occhi: [Sei un Angelo. Sei Azrael e io non so dirti quanto sia fiero di avere una moglie che ha sfidato e vinto la Morte, che non s'è data per sconfitta e ha capovolto il suo destino. Tu hai meritato di essere una delle figlie del Padre, non sono state le nostre preghiere ma la tua tenacia.] conclude visibilmente commosso.
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