1. La prima mutazione

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    Azrael
    Rebecca
    By Lene85 il 3 Mar. 2014
     
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    Marlene chiude gli occhi, cerca di fare come l’è stato detto, di entrare in comunione con quella parte che ha iniziato a non guardare senza paura solo da qualche giorno. Si concentra sul respiro, il battito cardiaco, cerca di buttare fuori quel potere che sente sopito e alla fine succede. Un minuscolo lucore inizia a brillare al centro del suo petto e seguendo pulsazioni quasi cardiache si spande per tutto il suo corpo seguendo la strade delle vene e delle arterie. La luce interna rischiare la sua pelle, fa sbiadire ogni imperfezione, lasciando un incarnato di un bianco quasi goloso. Fiocchi di neve iniziano a circondarla, richiamati dall’energia ancora acerba di Azrael sfiorano la sua pelle come piccole carezze. Prima sporadici, e poi sempre più fitti, come una piccola tempesta in miniatura che si muove in maniera innaturale attorno alla figura immobile dell’angelo, vanno a costruire lo scheletro di un mantello che si tinge di nero e cade attorno alla sua figura, coprendo il capo e la parte superiore del viso con un ampia falda. Oltre la sua schiena, un ampia intelaiatura dorata si forma e prende a muoversi lentamente. I fiocchi di neve si concentrano lì, come minuscolo farfalle, aggregandosi e dando forma a piccole piume bianche sfumate d’oro sulla punta. Le ali si spalancano quando prendono consistenza, spazzando via la neve che le ha costruite facendola svanire in polvere. A mutazione completata, apre gli occhi e alza leggermente la testa mostrando il suo viso. Paffuto come quello di Marlene, ma differenziato da lei da occhi blu e da ciuffi di capelli di un castano rossiccio appena più lisci rispetto a quelli del suo tramite. [Mutazione_Avviamento]
    Rebecca annuisce impercettibilmente e ha compreso l’errore commesso, rimediando con quella mini guida casereccia sul come trovare il pennuto che c’è in te. La voce di Rebecca suona leggera, un roco quasi cullante che guida Marlene al suo Angelo e congiunge le due parti della stessa essenza. E’ strano descrivere cosa si prova in quell’unione, per alcuni è calore, per altri è casa e per lei è ha significato il completamento. L’aura di Lene è una brezza che ha imparato a conoscere e per riflesso della mutazione si solleverà quanto basta a manifestare il suo potere e Jeliel, come una madre premurosa, le risponde con il suo tocco amorevole. La osserva, facendosi indietro di qualche passo, sul viso un sorriso soddisfatto, compiaciuto, di chi sta osservando un figlio crescere nel migliore dei modi. [ Azrael… ] E’ la voce di Jeliel, profonda e con il riverbero di voci femminili in sottofondo, dalle sfumature diverse ogni volta che parla. [ E’ un piacere vederti. ] Il mormorio leggero, soave. Gli occhi di Rebecca sono i suoi e al tempo stesso non lo sono. Si sposta davanti a quella figura, così da farla riflettere nello specchio alle sue spalle. -ENOCHIANO-
    Marlene dimostra una ventina d’anni, forse qualcosa meno. Alza lo sguardo verso Rebecca, sorride e fa spuntare le fossette sulle guancie che sono di Marlene. Si avvicina di un passo allo specchio e trasale alla sua vista. Si guarda da capo a piedi più di una volta prima di girare la testa per guardarsi oltre una spalla. Le ali. Porta una mano dietro la schiena a toccare quel punto dove dalla carne spunta la struttura flessibile delle ali e afferra una manciata di piume. Sta metabolizzando quello che sta vedendo. Di botto però corruga la fronte, sfila il braccio da dietro la schiena e si guarda la mano sinistra che apre e chiude pensosa. Alza gli occhi verso Rebecca e poi si gira per guardarsi alle spalle [ Mi manca qualcosa.] sussurra una vocina delicata che sembra proprio quella di una ragazzina [Non avevo qualcosa io?] Chiede a Rebecca tornando a guardarla perplessa. Si passa una mano sul mantello, infila le dita nel cappuccio e fa cadere su una spalle una lunga treccia rossiccia . Si sta studiando, eppure si vede che sta cercando qualcosa visto che torna a guardarsi le mani . [Mmmh …] mormora […Jeliel mi manca qualcosa.] ripete [Non mi ricordo cosa però] Le ali fremono e le luci si abbassano di poco per poi tornare al loro naturale voltaggio, Azrael si guarda ancora allo specchio mostrando una mezza luna di guanciotta bianca e morbida - FORMA ORIGINALE- -ENOCHIANO-
    Lo sguardo della Cherubina rifulge della gloria del Cielo e per qualche istante è come riflettersi negli occhi di Jeliel che ha fatto capocella per un rapido saluto alla sorella. Si fa di lato, come detto, per permetterle di osservare la sua figura angelica. Le ali non sono molto grandi, ma bastano a reggere il peso di Azrael qual’ora servisse. [ Come ti senti? ] Domanda, osservando la sorpresa sul viso della sorella. La Cherubina intreccia le braccia sul seno, gli occhi chiari si specchiano in quelli della controparte e inarca un sopracciglio a quella sua uscita. [ Mh? ] La guarda dalla testa ai piedi. [ Mi pare ci sia tutto… ] Perché lei va a controllare parti vitali, mica altro. Segue i suoi gesti, un sorrisetto fugace le spunta sulla labbra, quasi impertinente. Non si muove ancora, la lascia bollire un po’ nel suo brodo e alla fine esordisce con un: [ Lo so io che ti manca. ] Le da le spalle, muovendosi verso le panchine dove, da brava stronza, ha ficcato il regalo di Azrael. Sposta una delle panche a fatica e le indica uno scatolone rettangolare grosso quanto un armadio a due ante, decorato con fiorellini e cuoricini e un’enorme coccarda al centro. [ Cerca qui. ] Sfarfalla le ciglia nella più innocente delle espressioni angeliche. -ENOCHIANO.-
    [No, non c’è tutto.] Piccata Marlene ribatte alle parole della sorella [Mi manca qualcosa ti dico.] N’è più che convinta, ma non si ricorda cosa. O meglio, a giudicare da come si guarda le mani, si ricorda che è qualcosa che fa parte del suo equipaggiamento base. Apre e chiude i pugnetti ancora e ancora mentre si guarda attorno. Segue la cherubina verso l’altro lato della palestra ( durante i primi due passi, rischia quasi di cadere sbilanciata dal peso delle ali) e si ferma a vederla spostare le panchine. Inclina la capoccetta da sotto il mantello e quando Becca fa segno di avvicinarsi, lei fa qualche passetto fino a fermarsi alla vista del pacco. [Non ho perso nulla di così brutto.] Storce la boccuccia e si avvicina per niente convinta. Si abbassa, toglie la carta, apre lo scatolo e un paio di lampadine saltano. Si tira su reggendo la falce fra entrambe le mani [Eccoti... Eri te che cercavo] mormora [L’ho avuta in dono una simile dal Padre il giorno della mia creazione.] fa mentre la soppesa [ Per falciare le anime] Che racconti edificanti E’ la mia arma.] Addio Katana e benvenuta falce. Si ferma, alza la testa di scatto e guarda Rebecca. Si è ricordata qualcosa di così lontano dalla sua persona con una facilità disarmante e ha assunto quel ricordo come se fosse suo, senza differenziarle da quelli che ha iniziato a vedere dopo la sua resurrezione. Scrolla la testa - Torno normale e ci guardiamo un film dopo esserci asciugate?- chiede alla sorella. Poggia la falce contro il muro e lentamente torna a far affiorare Marlene zuppa d’acqua e se ne trotterella verso il bagno alla ricerca di un asciugamano e di un phon. -FORMA ORIGINALE- -ENOCHIANO-
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